I falsi miti del Brand Naming: “Il nome è giusto quando si capisce subito di cosa si tratta”

I falsi miti del Brand Naming: “Il nome è giusto quando si capisce subito di cosa si tratta”
20 Aprile 2019 synesia

Diamo al naming quel che è del naming: un nome descrittivo è davvero un nome che funziona?

Per approcciare il brand naming in modo corretto, è opportuno conoscere le caratteristiche di un nome giusto: una delle qualità più comunemente citate è che il nome deve esprimere in modo chiaro e diretto le caratteristiche fisiche o funzionali del brand di riferimento. Questo significa che un brand è agevolato se il suo nome descrive la sua natura. Ma come si spiega il successo dei vari Nike, Apple, Amazon, Google, Starbucks e tanti altri? La risposta spontanea, spesso, è che hanno avuto tanti soldi a disposizione. Niente di più sbagliato! La maggior parte di questi brand ha iniziato con quattro soldi e una grande idea.

La realtà che tendiamo a dimenticare è che il nome del brand non arriva da solo sul mercato: quando entriamo in contatto con il nome è sempre in un contesto ricco di tutte le informazioni necessarie a comprendere esattamente l’intento del brand.

Per essere più efficace,  il nome non deve quindi per forza spiegare qualcosa.  Al contrario, deve evocare un immaginario in linea con i valori del brand. Via libera quindi ad associazioni, simboli, neologismi e altra fantasia! Il compito di descrivere spetta al packaging, al payoff, alle campagne marketing e comunicazione, e così via. Al nome, invece, il compito di trasportare in un viaggio fantastico nel mondo del brand che identifica.

 

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